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Campodolcino, paesino delle Alpi Retiche ai confini con il Canton dei Grigioni è un luogo magico. In questa gemma italiana ai confini con la Svizzera, adagiata nella Val San Giacomo (detta anche valle Spluga o val di Giüst) l’arte di distillare le vinacce è tramandata da padre in figlio da centinaia di anni. Per generazioni in questo piccolo angolo di paradiso i “Grapat” hanno trovato sostentamento grazie alla trasformazione della vinaccia, ossia la buccia dell’uva comprensiva dei vinaccioli senza raspo e polpa, in uno dei prodotti italiani più tipici: la grappa.
Muniti di una semplice carriola attrezzata con rudimentali alambicchi erano noti per la loro autunnale migrazione verso le zone ad alta vocazione vitivinicola del nord Italia come il Piemonte, la Lombardia, e il Veneto dove esprimere la loro leggendaria arte. Qui infatti potevano aver accesso alla preziosa materia prima residuale della pigiatura dell’uva di vini nobili, la vinaccia appunto, con cui creare importanti distillati conosciuti fin dall’antichità anche per scopi terapeutici. Il metodo usato era la distillazione a fuoco diretto, quella ancora oggi usata nelle nostre distillazioni (guarda la pagina dedicata).
Fu così che, come la storia racconta, i discendenti di questi mastri distillatori “Grapat” iniziarono non più semplicemente a migrare verso le zone vinicole ma piuttosto a cercare zone vocate dove impiantare una propria impresa e sviluppare e diffondere la propria particolare arte. Si conta che nell’ultimo secolo più di centocinquanta famiglie siano scese da Campodolcino in tutto il nord Italia, dove hanno fondato le importanti aziende produttrici di nobili distillati che oggi rappresentano la struttura portante della distillazione italiana. È così che dal 1921, Antonio Scaramellini, fondatore della Distilleria Scaramellini, fermatosi a Sandrà nello splendido entroterra gardesano, iniziò la lunga tradizione di produzione di Grappe di altissima qualità.